lunedì 11 ottobre 2021

Un raffreddore (Yo soy un hombre sincero)

Ciao lettori,

un esercizio, per fare qualcosa che non sia pensare, faticare un poco: il candidato scriva di una cosa banale, molto comune, del tutto inincidente nell'arco della propria vita e giornata, cercando di creare interesse e curiosità nel lettore.

Buona lettura,
Maddalena 

Soundtrack Bonus: Guantanamera, by Compay Segundo


Non avevo un raffreddore da gennaio 2020, poi è scoppiata una pandemia - che tra parentesi, e non per vantarmi, avevo previsto sarebbe durata due annetti giusti giusti - mi sono, con tutti voi, chiusa in casa, la primavera mi è passata dal balcone, ho fatto zumba e perso due chili mentre molti di voi impastavano per la prima volta in vita loro, mi sono mascherata per uscire e, nonostante la regione in cui vivo abbia fatto casino pure lì, mi sono sparata pure l'antinfluenzale in inverno.

Un percorso liscio, netto, pulito, senza errori lasciatemi dire; ho preso le decisioni giuste quando ho potuto esercitare il libero arbitrio (vedi l'antinfluenzale), ho seguito le regole (mascherine, lavaggio mani, non toccarti lì e qui), ho evitato i ristoranti all'inizio (per prudenza), non mi sono baciata con sconosciuti a lungo, e infine, a luglio di quest'anno, mi sono vaccinata. 

Questi passi, compiuti uno dietro l'altro, non sono stati una passeggiata, ma lo sapete bene anche voi, quindi sorvoliamo. 

Poi, Gesù mi è testimone, una settimana fa ha piovuto per tre giorni di seguito, il cielo è stato grigio e bigio per 72 ore, l'umidità ha fatto il resto: i riscaldamenti sono giustamente spenti, il pianeta sta andando a puttane, ci mancherebbe, ma è evidente che questa ultima variante è stata decisiva.

Così ho iniziato, in meno di 24 ore, a gocciolare. Gocciolo, l'ottavo nano. Le narici si alternano, si apre una, si chiude l'altra - nel mezzo nessun sollievo, né pausa. Chissà perché non sgorgano insieme, la bastarde, lo sa solo dio: faremmo prima, no? 

Invece gocciolano a fasi alterne, saranno lunatiche come me.
Il raffreddore mi trova sempre impreparata: arriva di notte, mi dà il buongiorno la mattina, neppure il tempo di sbadigliare ed eccolo, fresco come una rosellina, pimpante, voglioso di cominciare la tiritera.

Che fare, a questo punto?
Cari lettori, una sola cosa: soccombere, lasciarlo fare, mostrargli il fianco debole, assecondarne l'irruenza, danzare al suo ritmo. Se non puoi vincerlo, aiutalo a vincere il prima possibile - e lui, il Raffreddore eh, statemi attenti - si consumerà da solo, come le suole delle sue scarpe.

Così è stato: questo weekend di sole e cielo azzurro mi sono sacrificata, ho cancellato pranzi e impegni, mi sono gettata nelle sue braccia appiccicose e lui si è sfogato.

Sta perdendo verve, si è già annoiato, vorrebbe essere costantemente incentivato - "Esci, scopriti un po', agitati dai!" - ma sinceramente io mi sono già stancata.

Prevedo che levi le tende da solo, sparendo in una nuvola di vapore, al massimo entro la fine di questa settimana, in cui l'autunno prende vigore, sempre più grigio, sempre più difficile.

Etciù!

lunedì 20 settembre 2021

Una banalità che merita di essere sostenuta (zzz)

 Ciao lettori,

un racconto sul sonno estivo, di cui sono diventata esperta nazionale, livello Pro. Contattatemi in privato per consulenze.

Buona lettura,
Maddalena (obissi)


Proviamo a rilassarci sempre, negli attimi delle giornate che ci raccontiamo esser state frenetiche, senza sosta, rocambolesche, faticose. Il tentativo è tracciare un perimetro oltre cui poter riposarci. Per questo il lunedì mattina aspettiamo il venerdì sera, dicembre è un buon mese per chi ha due giorni di ferie pagate tra Natale e Capodanno, e l'estate è un luogo nostalgico, e quindi magico, in cui ventenni con abbronzature omogenee si spalmano ancora olio di jojoba su spiagge bianche e deserte, in barba ai melanomi che sarebbero stati.

C'è chi poi, più tenace e probabilmente facoltoso della media nazionale, trova spazi di relax anche in autunno, grazie alla pratica inventata da Instagram: il foliage. Sono persone che organizzano fine settimana nelle Langhe - lo ammetto, l'ho fatto, e, se non fosse stato per la pioggia novembrina, il rosso vellutato dei Poderi Einaudi e il tartufo di Alba mi avrebbero rilassata.

Chi ha avuto cura delle proprie giunture, tra gennaio e marzo, scia. Anche quest'attività, a mio parere, rientra nelle pratiche per riposarsi, staccare dalla routine, entrare in contatto con la natura. Queste cose così. La neve - bugiardo chi lo nega - è uno spettacolo per occhi, animo, orecchie: si sa, attutisce i rumori. La sua magnificenza, però, si esprime solo tra i monti, ancora ancora vi concedo su una spiaggia oceanica, ma di certo sappiamo bene quanto sia una piaga divina per chi abita in pianura, in città tanto quando in provincia. Due ore di candore per giorni di poltiglia.

Esiste però una cosa su tutte che, a mani basse, batte ogni invenzione, sport, abitudine alimentare, inducendo un profondo e incurante abbandono serafico di mente e corpo.

L'avrete provato sin da piccoli; qualcosa che funziona talmente bene che, appunto, continuate a fare dal momento in cui l'avete scoperta.

Serve la stagione estiva, e quella arriva ciclicamente e senza sforzo per ora, quindi "cel'ho".
Poi dovreste procurarvi un angolo di natura, va bene anche un prato verde. Per me, forse ho spoilerato troppo prima, funziona meglio la spiaggia.
Infine dell'ombra: mi raccomando, è fondamentale.

Il sonnellino estivo così può compiersi; quel riposo universale concesso ai borghesi e ai nuovi poveri, alla classe dirigente e ai campioni olimpici, alle influencer e ai salvatori di anime. 

Aspettiamo insieme l'estate 2022, copertina alla mano.

Sorry for the Delay

Ciao lettori,

come le vere rockstar della Letteratura internazionale, pubblico questa raccolta fluida di pensieri con un po' di ritardo sulla stesura. Avevo scritto questi pochi paragrafi il 2 gennaio di quest'anno, ecco perché ho un tono così risoluto. Ogni inizio, ogni fine, produce il bisogno di tirare le fila, serrare i ranghi delle emozioni sgangherate, dare ovviamente un senso alle vicende trascorse.

Oggi è l'ultimo giorno di estate, e, appena avrò postato questi 2 cents sull'anno pandemico 2020, scriverò un nuovo racconto (piccolo, ma racconto).

Buona lettura, 
Maddalena (obissi)


Nell'anno in cui ho dato il meglio e il peggio di me stessa, sono invecchiata di un altro anno. Non è poesia, ma il corso della vita, che va sempre e solo avanti.

Ho scoperto che nessuna persona, donna o uomo che sia, genitore o amico, amante o compagno, sconosciuto o conoscente, riesce a essere per me quello che io, da sola, ho ritrovato: il centro attorno a cui ogni azione prende forza.

Ho ripetuto più volte il dubbio "Forse questo risulterà egoistico, ma...", fino a che ho deciso di semplificare il concetto: "Questo è egoistico".

Avvicinarmi così tanto al mio centro, alcune volte positivo altre negativo, è stata la naturale svolta di anni di tentativi: non è catarsi, ma cambiamento.

La chiave di lettura che mi ha aiutata, e che spero continuerà a farlo con la stessa energia, è sapere che non esistono in commercio modelli a cui aderire che siano adatti a ciò che sono oggi, o che diventerò domani.  Non nel lavoro, non nelle relazioni: in nessun campo, angolo, orizzonte esiste qualcosa che possa essere più efficace, se non l'analisi aperta di cosa penso, cosa voglio.

Da questa consapevolezza, ogni cosa che accade - o non accade - è una avventura, nel senso più letterale. Non so cosa potrebbe succedere, ma so cosa vorrei far accadere.

Di solito porto con me qualcosa per ricordarmi momenti importanti (o che lo sono stati), ma ho notato che le cose che davvero non scordo sono quelle che non hanno bisogno di essere appuntate, o fotografate. Strano, no? 


giovedì 26 novembre 2020

And I would put them back in poetry, If I only knew how (cit.)

Ciao lettori,
questa storia è intima, perciò universale.
Non si scrive mai di ciò che non si conosce: non solo di esperienza parlo, lo studio e la ricerca possono aiutare. Il punto è che non si arriva in fondo alla pagina, barando.

Questa è una storia abbozzata a metà maggio 2020, vale a dire mille vite fa, per quanto mi riguarda.
Gli ultimi anni passati lenti, gli ultimi mesi densi come un plumcake appiccicato al palato. 
Lo riassumono bene i francesi: c'est la vie, pas de souci.

Emozioni forti, che non avrei sperimentato senza la musica di un compositore romano compagno di classe di Sergio Leone (il caso, che genio), che ci ha lasciati proprio questa estate.
Vale a dire la natura feroce e generatrice dell'amore, l'epica dell'amicizia, la fine necessaria delle cose.

Ho ripescato questa storia oggi, a distanza di mesi densi dicevo, e oggi ha un senso pubblicarla. 
In sottofondo, Florence: All This and Heaven Too

Buona lettura, buona serata
Maddalena (obissiboi)


"Nessuno ti amerà, come ti ho amata io".
Me lo ripeteva convinto, non gli ho mai creduto, pur amandolo moltissimo di riflesso.
Mi fidavo di lui, alti e bassi di fiducia a dirla tutta: concessa e ritirata, "per non vivere troppo sicuri di noi stessi, per non perdere la buona abitudine di ascoltarci con attenzione, per lasciarci quando ne avremo bisogno, per amarci con tutta la pazienza di cui saremo capaci" - diceva.

Ci saranno momenti solo nostri, ancora inspiegabili persino a noi che li abbiamo vissuti: rebus, particolari che non tornano uguali nelle nostre memorie, buchi neri in cui qualcosa lo abbiamo perso.

Tutto condito con il buonumore, quel volo leggero sopra tutte le cose che ci sono accadute, belle e brutte. Hai provato ad insegnarmi come si fa, ma alla fine ammettevi "è un talento, baby": la capacità di accarezzare la vita, un tocco gagliardo, un ghigno che mi faceva sorridere.

Non la felicità assoluta, troppo lunga da sopportare.
Bensì le pieghe sporche, i difetti della pelle, ciò che viene trascinato a valle dalla forza dell'acqua che scende, le foto in cui usciamo male ma si vede lontano un miglio che stiamo bene.

La distanza mi consente di razionalizzare, un'attività che neppure avrei saputo sillabare tempo fa. Invece è più semplice di quanto pensassi, è evidente che la ritrosia mi ha fregata in passato: la testa cresce con il corpo, per lo meno quella di chi non appassisce sulle proprie convinzioni infantili. 

Grazie a te ho spalancato un portone dorato, senza doverlo buttare giù a craniate. 
Grazie al balsamo dispensato come un monaco, poco alla volta e solo su ricetta del medico curante, riesco a immaginare esercizi di stile al posto di battaglie.
Un sorriso, una parola gentile, un bugia bianca sono bastati per spazzare via quel macigno che portavo appresso. 

Ancora mi capita di domandarmelo: cosa sarebbe stata la mia vita, condannata ad una lunga e lenta passeggiata nella pianura in cui sono nata. 
...
Boring.

mercoledì 15 aprile 2020

La notte insegue sempre il giorno (cit)

Ciao lettori,
avevo un po' di pensieri in testa, pensieri che erano idee, idee che avrebbero tanto voluto diventare storie. Stacco: nada, nulla di buono.
Oggi invece un pensiero, quindi una idea, e infine una storia ha sgomitato su su fino alle mie dita.
"Ci sono! Ci sono! Ehi tu, isolata, ci sono!"

La colonna sonora di questa nuova storia è una delle mie canzoni preferite, 
ottima anche per il karaoke:
Il mondo, Jimmy Fontana

Buona lettura,
Maddalena


Cosa sai dell'amore? 
Moltissimo, ma non serve mai.
In che senso?, gli chiesi. 
Tutto quello che ho imparato, ho capito che di notte si disfa in una sostanza fragile e vaporosa quanto i miei sogni, si mischia a loro, si dilegua. E ogni mattina è una gran fatica ricordarmi cosa sia l'amore, e chi tu sia... qui stesa al mio fianco.
Interessante... Confortante anche.
Eppure rimango, al tuo fianco ogni sera intendo.
Già, confortante...
Non capisci, vero? Hai l'espressione di quando non capisci...
...
Restare, e continuare. Sono queste due azioni che ogni giorno allargano il perimetro del mio amore per te, che non si dilegua nella notte con i miei pensieri - qualsiasi essi siano - ma si fa e si disfa in 24 ore.
... Continua.
Non credo nell'invincibilità delle coppie, nelle loro specialità rispetto alle altre, perlomeno non credo sia questa la caratteristica che rende una coppia felice, nel tempo. La banalità delle nostre vite ci segna, la casualità di ciò che ci accade, gli incidenti, le perdite, ma anche le sorprese, i traguardi raggiunti... restare e continuare, nonostante tutto il bello ed il brutto, sono le azioni che definiscono l'amore che ho scelto di vivere.
Che bel pensiero, sei bravo cazzo.
L'ho letto da qualche parte, non credevo avesse senso. Invece...
Invece...?
Ti ho incontrata, ti ho conosciuta, e ho capito, ad un certo punto, che per te era già così, che tu cercavi quell'amore, quello di cui avevo letto, ma che non capivo. Non te ne sei accorta?
Di cosa? 
Che ti amo per molte ragioni, ma una mi convince a rimanere e continuare ogni mattina: per come mi ami, per come ti fai amare. Senza sconti, nella buona e nella cattiva sorte, di fronte al mondo, chiusi nella nostra stanza per settimane. Vuoi vedere come andrà a finire.
Quindi, anche stamattina fino alla fine?
Fino a sera, fino alla fine.

* * *
"La notte insegue sempre il giorno, ed il giorno verrà"


martedì 24 marzo 2020

Un vocabolario nuovo - Lettera B

Ciao lettori,
ho letto, qualche giorno fa, un articolo sull'importanza del lessico che usiamo in questi giorni. 
Non è adeguato, come molte altre cose, è impreparato.
Imprudente, semplificato all'osso, incapace di descrivere, e quindi spiegare, cosa sta accadendo.
Parlare di guerra, eroi, battaglia, fronte, nemico non mi aiuta a capire il mio posto, il mio ruolo, il mio isolamento così immobile e precario.
Ho deciso di sforzarmi, perché non sentirmi "sotto attacco" mi aiuta ad arrivare a sera serena.
Preparo il pranzo (pasta al burro, what else), e ascolto audiolibri.
Buona lettura,
Maddalena


Parole con la lettera B: BambiniBoulangerieBorghi.

Sul balcone della casa di ringhiera, sono tre, forse quattro. Un assembramento, penso.
Non è umano pensare ad un assembramento, se osservo tre bambini giocare sul balcone di una casa di ringhiera. Non è normale. Non posso permettermelo, non così facilmente, non dopo sole due settimane.

Cerco di concentrarmi sul gioco che stanno facendo: non lo capisco mica.
Si inseguono, si muovono in un mondo che non vedo, ma che ricordo aver abitato anche io: i petali delle margherite erano grani di riso che cucinavo nei pentolini grandi quanto un bicchiere, l'elastico della merceria un gioco per saltare ore e ore, e i rami degli alberi ostacoli da superare.
Loro si parlano su un balcone stretto, potrebbero pure litigare, da qui non lo distinguo.

Passare le giornate così, solo per poter giocare ancora il giorno dopo.
Guardo i bambini degli altri, penso a come potrebbero essere i miei (!), e una valanga di pensieri scende a valle. "Ah quindi torna in voga il tema? Fai sul serio? Beh, non in pandemia, perlomeno non oggi, mia cara. Non te lo permetterò." - mi dico.
E così arrivo alla seconda parola.

Le boulangerie francesi, viste da me.
Il profumo consolante che ne esce, soprattutto se siete appena usciti da una metro parigina (quindi molto maleodorante), è di certo tra le prime cose che vorrei tornare ad sentire. Le boulangerie sono luoghi in cui ci assembriamo, in attesa, spesso in fila, di fronte a una cassiera che ha accesso al regno delle prelibatezze a base di burro, creme, mousse, paste, tortine salate, quiche, e, ovviamente, forme di pane croccante.
Distribuite su tutto il territorio francese, sono il primo negozio in cui entravo in vacanza (Bretagna, Normandia, Provenza, Camargue, Ile de France, Clermont Ferrand, Tours, la Loira e i suoi castelli), e a cui tornavo almeno un'altra volta nel corso della giornata.
La ragione più ovvia per cui penso sia del tutto inutile provare ad odiare i francesi, che fanno i croissant, hanno le coste del Finistère, la spiagge degli sbarchi, l'olio d'oliva del mediterraneo, i castelli incantanti, la gabbia dorata di Versailles, e il vento di Parigi, dove a luglio fa buio alle undici di sera, non prima.
E qui, salto triplo, verso la terza parola.

Ci sono poi i giorni in cui, con una positività che non so da dove mi esca, riesco ad immaginarmi con uno zaino, anzi un trolley agile, e un itinerario fuori di qui.
Cerco di essere realista anche mentre fantastico, e immagino il primo viaggio oltre il civico di casa mia attraverso i borghi italiani. Alcuni li ho visti per davvero, ma sono pochi, quindi ho una scelta ampia. Una viaggio, da sola, nei borghi della Liguria, delle Marche, della Campania. Spostamenti millimetrici in un tempo rallentato, in cui potrò tornare a farmi la domanda sospesa: "Bambini, tu ne vorresti?".

venerdì 20 marzo 2020

Un vocabolario nuovo

Ciao lettori,
sono giorni pesanti, per cui non riesco a immaginare storie che possano darvi sollievo. 
In un grande abbraccio caldo, raccolgo tutti voi, le vostre vite, i vostri cari.
Per me, ho invece deciso di provare a scrivere.
Un nuovo - e personale - vocabolario, perché nelle parole che penso e scambio sono sempre riuscita a trovare il filo che tutto tiene unito.
Vi penso,
Maddalena

*soundtrack di lettura: Holy War, Alicia Keys


A
La prima lettera dell'alfabeto porta con sé il brivido degli inizi.
Caso vuole, oggi (20 marzo 2020) è il primo giorno di primavera.

E se deve essere un vocabolario nuovo, desidero sia coraggioso, colmo di energia che si è raccolta nell'inverno, scintille scoppiettanti sotto il manto di foglie secche, tentativi.
Alla lettera A, diamo spazio alla parola AMORE.

Per cominciare, ho pensato, mi servirà molto amore: se ero la bambina che strizzava le guance delle compagne dell'asilo in segno di tenerezza, è evidente che col tempo ho imparato a comunicarlo meglio, tutto questo amore che con me venne al mondo, quasi 38 primavere fa.

La definizione perfetta che ricordo, la diede Dante: amore che muove il mondo e tutte le stelle.
Muta, si fa ogni giorno, compie un giro su sé stesso, attraversa le zone d'ombra, si placa dopo una corsa, rallenta i battiti di sera, sa che nulla gli è garantito.
L'amore che ho conosciuto è spesso svanito di fronte al nemico: ci vuole coraggio, ve l'ho detto.

Nel nuovo vocabolario, inaugurato casualmente il primo giorno di una nuova primavera, l'amore è un sostantivo maschile incomprensibile ai più, descritto però da innumerevoli definizioni nei secoli, non commestibile, inodore e insapore. Lo potrete osservare in forma solida, se abbracciate un bambino, ma spesso è capace di passare da essere umano a essere umano attraverso misteriose connessioni che percorrono spazio e tempo.

Va maneggiato con cura, ma non ci sono istruzioni da seguire.
Spesso contagioso, risulta ad oggi la spinta impercettibile che, dal fondo, vi farà tornare in superficie, dove tira vento, l'aria è frizzante, il sole sta sorgendo.

Una buona notizia: non si esaurisce mai.