lunedì 19 novembre 2012

POST #07

Ciao Lettori.
Se avete dimenticato Eleanor, rileggete ***QUI***  l'ultimo capitolo della saga.
E poi andate avanti. Forward, come dice quello.

Enjoy!


Io e la mia amichetta siamo lì lì per andarcene che s'è fatta una certa e la mia cervicale ulula al cielo in una notte buia e tempestosa, e questo mi prende e mi dice 'Ciao bella, balliamo'. Quindi niente, siccome questo ha due occhi che dio ve li raccomando e un sedere che porco santo, mollo per un secondo l'amichetta e mi faccio trascinare in mezzo alla pista.

E' il diavolo, sto ballando con il diavolo. Un satanasso dal profumo ormonalmente stimolante, qualcosa che risveglia la donna addormentata e dolorante e sonnolenta e che, NON SO COME SIA POTUTO ACCADERE GIURO, mi fa ficcare la mia lingua nella sua boccuccia da cacciatore della steppa. Limoniamo come al ballo di primavera, solo senza il fiore ciondolante dal polso, e senza limo che ci aspetta fuori.
Ci stacchiamo dopo boh, mi struscio come una gatta in calore per un nano secondo ancora, mi allontano, si allontana. Ciao. Ciao anche a te.

Mi appoggio al bancone e prendo fiato, chiamo l'amichetta che se l'è data da mezz'ora circa.
Ehi eccoti.
Eccomi.
Balliamo?
Ovviamente balliamo di nuovo.

La bolgia, stiamo immergendoci nella bolgia umana. Ma questo manzo non se ne preoccupa minimamente: ci creiamo uno spazietto vitale tra il cesso e il primo gradino che porta all'uscita. Ho freddissimo, e anche i miei capezzoli. Riprendiamo da dove avevamo lasciato: limoniamo. Stavolta, sarà la temperatura siberiana, mi aggrappo come un koala e poi boh, ricordo solo che siamo finiti fuori dal locale perché lui doveva fumare.
Sono sempre tremante, quindi non se lo fa chiedere due volte, e mi zompa addosso per scaldarmi il corpicino sottozero. Presumo avesse 4 mani, o forse si muoveva molto più velocemente di me.

Ci siamo fermati quando ho iniziato ad assumere un colorito violaceo, vinaccia per farmi capire. "Cazzo sei gelida". "Eh."
Dentro il solito girone di indemoniati: ci buttiamo mano nella mano nel posto più inculato del locale, e niente, limoniamo. Qui comincio a sentire nuovamente le dita delle mani, e tutto diventa più facile.

Alla fine vado a letto da sola, stremata e senza più saliva.
Ho un numero di cellulare in più in agenda con un nome che non mi dice molto.
Torno a dormire, mi coccolo da sola sotto il piumone d'oca, sento i morsi della fame e penso a cosa prepararmi per pranzo. Sono felice, sono tornata.






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