lunedì 15 aprile 2013

Post it #14

Ciao lettori,
vi avevo messo a riposo qui http://obissiboi.blogspot.it/2013/03/post-it-13.html.
Ora Eleanor, ti prego, ascolta queste parole.
Love Story goes on per la felicità del mondo intero.

Enjoy!


Dove trovi la forza. Mi giro questa domanda da un po' di tempo, da quando ho capito di amarti e di essere amato. Non vorrei averti fatta soffrire, Eleanor; di certo non così tanto, di sicuro non così stupidamente. Seguendo un copione che molti recitano, ora dovrei forse aggiungere che sono stato uno sciocco, ma che era solo paura la mia. Ma i tuoi occhi, spalancandosi alla luce di questa primavera, in sella al drago, capirebbero le bugie. E mi uccideresti, bevendo il mio sangue caldo e amaro, e danzeresti al sole, e mi lasceresti seccare. Arido come sono sempre stato, avrei la fine che solo tu sapresti darmi.

Quindi no: io non ti ho mai temuta, anzi. Sapevo invece di tenerti in pugno, e stringevo e stringevo e stringevo: sei un'infinita fonte d'acqua fresca e dolce, i tuoi occhi non mentono a riguardo. Ti ho voluto bene anche, e ti ho sempre allontanata quando diventavi pesante, si dice così in gergo no!?; quando oltre alla dolcezza volevi passarmi anche progetti, paranoia, problemi, decisione, e infine scelte. Ad ogni bivio, ad ogni presa di posizione, avvertivo la stessa sensazione alla bocca dello stomaco: "che due coglioni questa".
Mi sono preso gioco di te... No, non direi esattamente così. Piuttosto mi solo lasciato consolare dal suono della tua risata, dal respiro pesante nel sonno, dal fruscio dei vestiti che ti toglievi docile.

Poi è accaduto l'inaspettato, mi sei rimasta incinta. Sono io il padre, non sono io il padre, mah non lo so, capirai che ci eravamo anche lasciati, vedi che non ho mai dismesso le mutandine che piacevano tanto a te ma anche ad altri, dai fammi fare il test. Ok sono io che ho vinto il boero, the creatura is mine.
Tra due mesi, ci siamo. E adesso sì, mi cago sotto. Ingoio litri di codardia ogni volta che ti vedo accarezzare la pancia, parlare con un palloncino in espansione sotto uno strato di pelle fragile, cullare il tuo seno gonfio, raccoglierti i capelli, lavarti i denti e fare pipì. Ogni gesto diventa brivido. Zero eccitazione, tanta insicurezza. Eppure, finalmente, ora capisco quello che mi è sempre sfuggito: sento il vortice delle tue paure, il dolore che ti provoca il futuro di un bambino a cui non sai neppure che nome dare, la nausea che ti coglie davanti al tuo dolce preferito. E mi piace, mi piace come non mi è mai piaciuto niente altro.
Sei sempre stata molto semplice, e io sarò sempre un po' troppo codardo per ammettere che quello complicato sono io.

Comunque ti amo, e sono felice tu l'abbia capito molto prima di me.
Ti aspetto a casa.


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