martedì 20 marzo 2012

Untitled #02. Chapter VI: Mi sa che è finita.

Ciao lettori.

Enjoy, torna Angelo.


Non mi chiama. Non lo fa. Non compone il mio numero di cellulare, non digita con il t9 nessun messaggino, non chatta, non scrive, non disegna, non carica video, non compare su facebook, non what'sappa. Pensate a un verbo, e metteteci la negazione davanti. Qualsiasi cosa abbiate pensato, è giusta. Angelo non + verbo.
Fondamentalmente non sto troppo male, di base respiro ancora, ho appetito a colazione come da... da sempre ho appetito a colazione. Sono una macchina che non parte senza latte, biscotti, marmellata, pane, fette, spremuta, yogurt, croissant al bar, cereali, nutella, torta fatta in casa. Bonjour à tout le monde, devo mangiare, devo farlo subito: il primo pensiero della giornata è dedicato al mio stomaco. Il sabato ascolto anche la musica mentre mangio, perché ho tempo e posso menarmi via: che figata se fossi in una baita anche se non so mettermi gli sci e fuori nevicasse e io fossi ricca tanto da non dover usare sempre e solo la mia immaginazione. Digressione a parte, ammetto che un po' mi manca lui, il mio 'quasi dai che ce la facciamo oh no miseria epic fail ti odio figlio di una buona' amore. So che ho ragione io, e se ho ragione non mi devo preoccupare, e se non mi devo preoccupare posso anche spassarmela, e se posso spassarmela posso anche smettere di controllare il cellulare. Ma Angelo è sparito come Valerio Scanu dopo aver vinto Sanremo con Tutti I Laghi E Tutti I Luoghi, e non avrei mai ipotizzato una fine più ingloriosa per noi. Avrei accettato un lungo e doloroso e patetico e lacrimevole addio trascinato per diciamo due o tre mesi. Ma l'assenza, il silenzio, questo parlare da sola con la sua foto profilo (scattata da me sul calciinculo ad una fiera della polpetta di un posto che chiameremo Inculonia) non è un'esperienza sopportabile. 
Non abbiamo litigato, non abbiamo alzato la voce, non ci siamo sfiorati. 'Ti sbagli e fino a che non accorgi che stai sbagliano ciao': eh!? E la mia rabbia, il mio senso di impotenza, il mio impeto, il mio fuoco, la mia insostenibile lingua da scaricatore di porto livornese dove le mettiamo? Non le mettiamo, direbbe Angelo.

Sono trascorsi quasi quattordici giorni, che fanno due settimane, e io sono costretta a correre come un lama in una pista comunale del cazzo per smaltire quintali di pena, incomprensione, acidità, e ragione. Perché, nonostante soffra, so che ci ho visto bene e che lui mi ha tradita. E che la ragione non basta, ma alla lunga rassoderà i miei arti inferiori, e mi farà dimenticare persino il colore degli occhi di Angelo che è davvero una cosa WOW quando guida e il sole gli dà fastidio e io mi getto sul sedile posteriore con il culo all’aria per trovare l’ultima briochina per zittire la bestia che divento in alcuni pochissimi momenti quando ‘ho fame amore, non capisco niente se ho fame, tu guida piano e io cerco gli avanzi. Ti amo yes’.

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